Parco Nazionale del Timanfaya
La luna in mezzo al mare
Parco Nazionale del Timanfaya
Non si può venire a Lanzarote senza visitare il Parco Nazionale del Timanfaya.
Un’enorme distesa di lava pietrificata che occupa la parte sud-ovest di Lanzarote, un “mare di lava” di 51 kmq che attira tutti i turisti dell’isola.
Creato nel 1970, acquisisce il titolo di Parco Nazionale nel 1974. E’ Patrimonio Mondiale dell’Umanità dal 1993 e nello stesso anno, come tutto il resto dell’isola, è stato dichiarato anche Riserva Mondiale della Biosfera.
Quel settembre che cambiò Lanzarote
Parco Nazionale del Timanfaya
Un’enorme montagna è sorta dal centro della terra
Sono queste le parole che il parroco di Yaiza usò per descrivere quello che successe nel lontano 1730.
Il 1° settembre 1730, tra le nove e le dieci della sera, la terra tremò.
Da quel momento Lanzarote non fu più la stessa, ma forse diventò addirittura più bella.
L’eruzione del 1730 cambiò profondamente non solo l’aspetto dell’isola, ma anche il modo di vivere degli stessi abitanti.
Ogni giorno fuoriuscivano dal vulcano milioni e milioni di metri cubi di lava. Al termine dell’eruzione, che durò ben sei anni, interi villaggi erano distrutti e una gran parte del territorio era ricoperto di lava.
Sarebbe stato un vero problema per chiunque e immaginatevi i poveri abitanti di Lanzarote, che fino a quel momento erano abituati a vivere in un’isola fertile e agricola, improvvisamente coperta di lava e cenere.
Si dovettero reinventare, quindi, e soprattutto si dovettero rimboccare le maniche.
Così, nel corso degli anni, individuarono un efficace metodo di irrigazione del terreno, che consente di trattenere l’umidità dell’aria grazie all’utilizzo di muretti in pietra semicircolari. I muretti, che hanno anche una funzione protettiva, si possono vedere soprattutto nella zona vinicola della Geria.
Una seconda eruzione, meno forte della precedente, si ebbe dal 31 luglio 1824 al 25 ottobre dello stesso anno e la geografia dell’isola cambiò ulteriormente.
Tra un’eruzione e l’altra, con il passare degli anni, Lanzarote è diventata quella che vediamo oggi e il Timanfaya ha preso un posto d’onore tra le meraviglie dell’isola.
Come arrivare
Parco Nazionale del Timanfaya
Raggiungere il Parco Nazionale del Timanfaya è facilissimo e addirittura suggestivo.
Percorrete la LZ-67 che collega Yaiza a Tinajo.
Ai lati solo distese di lava, sullo sfondo i vulcani.
L’ingresso al Parco Nazionale del Timanfaya è a pagamento (10,00 € nel 2019).
Va precisato che non è possibile visitare il parco autonomamente e che il biglietto comprende il tour in autobus che vi permetterà di addentrarvi nel cuore del Parco Nazionale.
Lasciate l’auto in prossimità del Centro Visitatori (gli addetti vi indicheranno dove parcheggiare) e salite sui bus, pronti a godervi una bellissima escursione.
Las Montañas del Fuego – i vulcani – vi aspettano.
Ruta de los Volcanes
Parco Nazionale del Timanfaya
Come abbiamo già detto, il Parco Nazionale del Timanfaya non si può visitare in autonomia.
Per questo, sono stati predisposti appositi bus che con un tour permettono di vedere più da vicino le meraviglie del parco.
14 km di strada asfaltata attraverso le zone più caratteristiche del parco.
Un percorso ideato da Cesar Manrique in modo che la strada non si vedesse dall’Isolote de Hilario, che fosse praticamente mimetizzata e non deturpasse il paesaggio.
Anche se gli autobus partono di frequente (al massimo ogni 15/30 minuti), consiglio comunque di recarvi qui la mattina presto, per evitare inutili file e godervi al meglio il tour.
Se potete, sedete sul lato destro, avrete una visuale migliore del cratere principale.
Pronti per un viaggio meraviglioso tra crateri, vulcani e formazioni rocciose?
Durante il tragitto, che dura circa 40 minuti, una voce registrata spiega in tre lingue (spagnolo, inglese e tedesco) tutto sull’eruzione del vulcano e sull’impatto che questo ha avuto sull’isola.
Lungo il percorso, gli autobus si fermano più volte per consentire di fotografare, ma è vietato scendere dal mezzo. In lontananza si vedono alcuni dei numerosi vulcani che danno vita al parco.
E guardate ancora oltre, c’è l’oceano.
Forse non si direbbe, ma non manca neanche la fauna. Il parco è abitato circa da 200 specie animali, di cui il 50% è invertebrato.
Catturati dai colori
Parco Nazionale del Timanfaya
La bellezza del Parco Nazionale del Timanfaya è data soprattutto dai suoi colori.
Si passa dal nero intenso, all’ocra, al rosso, tutto in un solo sguardo.
Inutile, il paesaggio che caratterizza questa parte dell’isola è davvero unico e non lo ritroverete in nessun’altra delle Isole Canarie. Lo stesso Teide, se pur bellissimo, ha un aspetto completamente diverso.
La lava che vediamo, infatti, non è tutta uguale, né per consistenza, né per colore. A seconda della viscosità assume, una volta solidificata, aspetti diversi.
Basta guardare queste foto per rendersene conto.
Quaranta minuti sono volati, il nostro tour è terminato e il bus ci riporta all’Isolote de Hilario.
Isolote de Hilario
Parco Nazionale del Timanfaya
L’Isolote de Hilario è una collinetta vulcanica sulla quale è stato costruito il Centro Visitatori, progettato anche questo da Cesar Manrique. Essendo in una posizione sopraelevata, la veduta da qui è veramente spettacolare.
Ma chi è Hilario, dal quale questo promontorio prende il nome?
Hilario era un eremita, un personaggio leggendario di Lanzarote che si era ritirato proprio qui e viveva in solitudine con il suo cammello. A dire la verità, aveva provato anche a piantare un fico, ma si sa… “il fiore non poteva nutrirsi della fiamma” e il suo desiderio di veder crescere la pianta restò vano.
Avvicinatevi agli addetti del parco. Vi coinvolgeranno in interessanti esperimenti che dimostrano la natura del sottosuolo.
Per esempio, cosa succede se si versa dell’acqua in una buca?
Un vero e proprio geyser, come quelli dello Yellowstone. Un po’ meno spettacolare, forse, ma il principio è lo stesso.
E cosa ne dite dei polli e delle patate che si cuociono con il calore che arriva dal sottosuolo?
Non a caso, questa è la zona all’interno del Parco dove la camera magmatica del vulcano è più vicina alla superficie terrestre.
Tutto il cibo cotto su questa griglia viene servito agli ospiti del El Restaurant del Diablo. Indovinate un po’ chi ha progettato questo ristorante? Esatto, Cesar Manrique! Personalmente lo trovo piuttosto turistico, ma visto che siamo arrivati fin qui e che la vista sul parco è sicuramente meravigliosa, perché non fermarsi per un boccone?
Ma torniamo agli esperimenti.
Se la temperatura del sottosuolo è alta – può raggiungere i 600° Celsius – anche quella del suolo non è da meno.
Provate a raccogliere un sasso da terra, magari scavando leggermente con la mano e sentirete il calore. A una profondità di circa 10 cm, infatti, la temperatura raggiunge i 100°/140° Celsius.
Non portate il sasso con voi, però! Lasciatelo dove l’avete trovato. E’ severamente vietato portare a casa pezzetti lava raccolti dal terreno.
E avete notato quelle buche nel terreno?
Basta appoggiare dei bastoncini di legno per vederli prendere fuoco in men che non si dica.
Pensate quanto può essere incandescente il sottosuolo.
Adesso avete visto proprio tutto quello che si poteva vedere.
Ditemi la verità, anche voi siete rimasti incantati da questa parte di luna nell’isola?
Se volete continuare con noi il viaggio nella magica Lanzarote, cliccate qui.
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